La parola “gioco” ci porta subito a pensare ad uno svago innocente in cui è possibile dare spazio alla propria libertà d’espressione. Nel corso dello sviluppo, è attraverso il gioco che il bambino ha la possibilità di crescere, svilupparsi e socializzare. Tutt’altra cosa è il “gioco d’azzardo”, in cui il soggetto cade vittima di una vera e propria schiavitù che assume un carattere ossessivo, diventando un comportamento di cui il soggetto non riesce più a fare a meno.
Negli ultimi anni l’attenzione sociale verso questo fenomeno è aumentata in maniera significativa, anche in conseguenza dell’abbassamento dell’età dei giocatori, che ha visto coinvolti nella dipendenza preadolescenti che oggi possono avvicinarsi più facilmente al gioco in conseguenza della sua massiccia diffusione nei bar e su internet.
Durante il gioco d’azzardo, nel breve intervallo della scommessa, la tensione adrenalinica del giocatore sale notevolmente, trasportandolo in una dimensione fantastica in cui viene meno il principio di realtà e prevale quello di piacere. Le forme più patologiche sono associate ai giochi con un grado maggiore di aleatorietà rispetto alle abilità. La sfida, sempre più di carattere artificiale, diventa tra uomo e fortuna così che il soggetto si trova immerso in una dimensione estranea dalla realtà e governata da leggi di tipo magico. Il desiderio di rifarsi delle perdite di denaro porta i soggetti a richiedere prestiti ad usura, a mentire ai familiari sulla situazione economica, ad avere scarso interesse per il proprio lavoro … Tutti questi elementi portano l’individuo a vivere una pesante crisi personale, che talvolta può spingerlo a chiedere aiuto, anche se più spesso sono i familiari i primi a farlo.
Gli studi su questa forma di dipendenza, hanno identificato sei fasi di progressione del gioco d’azzardo che comprendono:
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- la fase vincente, caratterizzata dal gioco occasionale e da piccole vincite che motivano il soggetto a continuare a giocare;
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- la fase perdente, in cui il soggetto inizia ad investire sempre più soldi nel gioco e si trova a dover fare debiti;
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- la fase di disperazione, in cui al crescere del tempo e dei soldi investiti nel gioco aumentano anche le problematiche familiari/lavorative;
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- la fase critica, in cui nasce il desiderio di chiedere aiuto e di uscire dalla dipendenza;
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- la fase di ricostruzione, in cui si iniziano a vedere miglioramenti nella gestione della vita familiare e lavorativa e nel livello d’autostima;
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- la fase di crescita, in cui si sviluppa una maggiore capacità introspettiva e un nuovo stile di vita lontano dal gioco.
Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di una dipendenza da gioco, gli studi hanno evidenziato: aspetti ambientali - educativi, quali situazioni economiche difficili legati a disoccupazione o tendenze familiari a ipervalorizzare la possibilità di facili vincite di denaro; aspetti psicologici, legati alla presenza di tratti di personalità lussuriosa e avara di denaro, al bisogno di dimostrare la propria capacità di controllo sul fato come simbolo di controllo sul mondo esterno.
Se leggendo questo breve articolo riconosci di avere una dipendenza o che un tuo caro abbia questo problema, valuta la possibilità di rivolgerti agli esperti del Centro Psicologia Insieme, che potranno aiutarti a comprendere il significato profondo della dipendenza o a capire quale strada sia migliore da intraprendere per aiutare la persona a te cara. In queste situazioni è fondamentale che la problematica venga analizzata ed affrontata considerando la personalità dell’individuo, la fase del ciclo di vita in cui si trova, e la sua storia affettiva e relazionale.
Dott.ssa Alessandra Gatti