Riflettendo sui cambiamenti che stanno avvenendo nella società, uno dei più evidenti e significativi è quello relativo alla modificazione del ruolo paterno all’interno delle famiglie, che da marginale sta diventando sempre più centrale. Numerosi sono gli autori che attenuano la differenza tra il contributo maschile e quello femminile. Oggi, parlare del ruolo paterno, vuol dire comprendere sia l’aspetto della fecondazione del padre, che il suo apporto culturale e sociale.
Un uomo che decide di avere un figlio va incontro ad una fase della vita fortemente trasformativa a livello identitario, in quanto si trova ad assistere non solo alla nascita del proprio figlio, ma anche di un “nuovo se stesso” pieno di dubbi, speranze, paure, fantasie… Si tratta di una delle sfide più difficili nella vita di un uomo che ha forti implicazioni in termini psicologici ed emotivi. Egli si trova ad entrare nella dimensione del “per sempre”, all’interno della quale nulla è tracciato in maniera definita, ma piuttosto dove tutto è sconosciuto ed imprevedibile.
Pensando alla gravidanza, il padre si trova nella condizione di assistere ad una serie di cambiamenti che può vivere solo in maniera indiretta e in misura della capacità della madre di condividerli con lui. Dopo il parto il papà, inizialmente, diviene “spettatore” della nuova coppia formata dalla madre e dal piccolo, ma in seguito sarà lui che sosterrà il cambiamento del bambino, favorendo la crescita del senso di sé e della sua identità. Nel corso dello sviluppo, sul piano psicologico il padre “fa da terzo”, ossia favorisce il distacco del figlio dalla madre, così che quest’ultimo possa scegliere un’altra donna, e la differenziazione della figlia, aiutandola nell’individuazione che permette il far nascere in lei una progettualità personale.
Durante i primi mesi di vita del bambino, il padre può favorire una riduzione delle ansia della madre, attraverso il suo sostegno e la sua vicinanza, oltre ad avere un ruolo attivo nel riequilibrale il rapporto coniugale dopo un periodo iniziale di simbiosi tra il piccolo e la mamma.
In lui si possono manifestare sentimenti di gelosia nei confronti del nascituro che, con il suo arrivo, tende ad attirare tutte le energie e le attenzioni della madre, che prima erano per il compagno. In altre situazioni, potrebbero emergere sentimenti di sfida nei confronti del proprio padre con il quale il neo genitore sta iniziando a condividere lo stesso ruolo.
Se riflettiamo sui cambiamenti dello stile di paternità, possiamo vedere come ad oggi si stia favorendo una sempre più crescente integrazione dei ruoli femminili e maschili nella cura dei piccoli. Da un padre che delegava completamente la dimensione dell’affettività al materno, mostrandosi latitante da un punto di vista emotivo, ora siamo sempre più di fronte a papà comunicativi, empatici e capaci di vivere con i propri figli anche la dimensione tattile del rapporto, che in passato sembrava intimorirli, in quanto veniva vissuta come elemento che portava ad una perdita del rigore e del potere educativo.
Proprio rispetto allo stile educativo, se in passato era prevalente nei figli un timore per le punizioni e le rappresaglie paterne, oggi si parla di uno stile educativo autorevole che si impronta sul rispetto, sulla stima e sul riconoscimento del ruolo paterno. I “nuovi papà” sono teneri, calorosi, partecipano alla vita scolastica e alle attività del tempo libero dei figli, favorendo una maggiore condivisione dei ruoli familiari e domestici.
Oggi la paternità è molto spesso voluta e cercata fortemente e si da sempre più spazio al processo di alfabetizzazione emotiva, che permette di dare parola ai sentimenti e alle emozioni, così da migliorare il rapporto tra padre e figlio.
A livello psicologico viene confermato come i bambini che sono seguiti costantemente dal proprio padre sviluppano capacità cognitive più brillanti, hanno una maggiore stabilità sociale e riescono, con maggiore probabilità da adulti, ad instaurare relazioni di coppia più stabili.
Nel caso di separazione dei genitori, il ruolo paterno, con la sua funzione di freno alla simbiosi, di alimentatore della separazione e della crescita, anche attraverso la definizione di limiti e di regole, tende ad essere molto ridotto e in alcuni casi addirittura assente, così che viene ad essere incrementato l’aspetto simbiotico - affettivo della funzione materna che rende più difficile il processo di individuazione e separazione del figlio. Per questo, le coppie di genitori separati devono saper mettere da parte i loro conflitti e la loro rabbia così da indirizzare tutte le loro energie verso la cura genitoriale.
Proprio in virtù dei numerosi cambiamenti emotivi e psicologici che l’esperienza della paternità comporta, è importante che ai papà, così come alle madri succede già, venga data la possibilità, attraverso percorsi di terapia individuale o di gruppo, di avere uno spazio dove poter esprimere i diversi vissuti emotivi, quali ansia, paura, gioia, orgoglio, speranza, senso di pienezza, desiderio di progettazione di una nuova dimensione familiare, che si possono presentare in questa delicata fase di vita.
Dott.ssa Alessandra Gatti